MADAGASCAR
2
Nel
tanto atteso sequel di "Madagascar" - la commedia per
famiglie più vista del 2005 - ritroviamo Alex, Marty ,
Melman , Gloria, Re Julien , Maurice, i pinguini e lo scimpanzè
alla deriva nelle remote spiaggie del Madagascar. Per risolvere
l'annoso problema, i quattro newyorchesi architettano un piano
talmente folle da rischiare di potere funzionare. Con precisione
militare, i pinguini riparano-o, almeno, tentano di riparare-un
vecchio aereo fracassato. Una volta decollato, l'aereo su cui
viaggia lo stravagante equipaggio della "Air Penguin"
resta in volo giusto il tempo necessario per raggiungere uno dei
luoghi più selvaggi della Terra: le vaste pianure africane.
Qui, i membri dell'improbabile ciurma, tutti cresciuti nello zoo
di New York, s'imbattono per la prima volta in alcuni esemplari
della loro specie. L'Africa sembra un posto straordinario
ma
siamo sicuri che sia meglio della vecchia casa in Central Park?
Il vivace cast di "Madagascar: via dall'isola" è
formato da alcune vecchie conoscenze del primo film, come Andy
Richter nel tradizionale ruolo del lemure dagli occhi tristi,
e una serie di personaggi inediti tra i quali Zuba, il papà
di Alex e maschio alfa del gruppo, doppiato da Bernie Mac; la
mamma di Alex, che non vede l'ora di riabbracciare il figlioletto
scomparso, doppiata da Sherri Shepherd; Makunga, alias Alec Baldwin,
che anela di diventare il maschio alfa del gruppo; e will.i.am,
alias Moto Moto, l'ippopotamo donnaiolo e impertinente lotario
che abita nei pressi dell'abbeveratoio.
CI
PIACE SE TI MUOVI, CI PIACE QUEL CHE MUOVI!
Nell'estate del 2005, "Madagascar" ha registrato uno
straordinario successo nazionale e internazionale, totalizzando
più di mezzo milione di dollari in tutto il mondo e aggiudicandosi
la qualifica di miglior commedia per famiglie dell'anno. I quattro
amici newyorchesi-il leone dalle zampe stravaganti, la zebra dalla
parlantina veloce, la giraffa ansiotica e l'ippopotamo sfacciato
ma intelligente, già noti come Alex, Marty, Melman e Gloria-avevano
fatto la loro apparizione nei cinema di tutto il mondo e si erano
imposti come il quartetto più famoso di tutta la stagione.
Eric Darnell, sceneggiatore e regista del film, ricorda di essersi
sentito sollevato-più che stupito-nel sapere che "Madagascar"
venisse accolto con tanto calore. "Se "Madagascar"
ha tanto successo", osserva il regista "è solo
grazie ai suoi personaggi allegri e divertenti con i quali il
pubblico si identifica e si relaziona a livello umano. E malgrado
i difetti, i problemi, le ansie e le difficoltà che devono
costantemente affrontare il pubblico non riescie a non identificarsI
con loro e vuole che superino le loro difficoltà".
"Noi, e tutti gli attori che ci hanno aiutato a creare i
personaggi del film - Ben Stiller, Chris Rock, David Schwimmer
e Jada Pinkett Smith - e, ovviamente tutti gli altri, ci siamo
letteralmente innamorati di quei personaggi", continua lo
sceneggiatore/regista. "Era un cast straordinario, lo abbiamo
amato profondamente. Volevamo affrontare il tema della contrapposizione
tra civiltà e vita allo stato selvaggio, trasformando il
film in una storia d'amicizia tra animali e testando i loro legami
nel momento in cui si ritrovano a vivere allo stato selvaggio.
Fatto sta che il primo film non era ancora finito-e il suo successo
non ancora annunciato-che già pensavamo alle nuove e fantastiche
avventure che avremmo potuto rivivere con i nostri personaggi".
"C'è qualcosa nella struttura di quei personaggi di
cui il pubblico si è profondamente innamorato", afferma
la produttrice Mireille Soria. "Hanno una grafica divertente
e molto pittoresca, oltre ad essere scaltri e molto simpatici.
Nel primo film, avevamo affrontato il tema dell'amicizia e l'importanza
di comportarsi da veri amici. Poi, pensando alla straordinaria
diversità di New York, decidemmo di riflettere questo aspetto
anche sui quattro newyorchesi-il leone, la giraffa, la zebra e
l'ippopotamo. Era un aspetto che valeva la pena studiare - ma
anche onorare - in modo più completo".
Era proprio il forte desiderio di studiare i quattro abitanti
dello zoo di N.Y. che i produttori di "Madagascar" e
l'amministratore delegato della DreamWorks Animation, Jeffrey
Katzenberg portarono con loro sul jet diretto alla prima europea
del film. "L'idea di fare un altro film con gli stessi personaggi
ci venne prima ancora di sapere che "Madagascar" avesse
avuto tanto successo", ci spiega McGrath. "Stavamo andando
ad assistere alla prima europea di "Madagascar" quando,
a un certo punto, in aereo, iniziammo a buttare giù qualche
idea per il soggetto del secondo film-e se i nostri personaggi
arrivassero sul continente africano, da dove provengono? Era un
modo straordinario per continuare a raccontare la storia "continentale"
dei nostri personaggi: quattro newyorchesi nelle vaste pianure
africane".
Mentre i registi e il produttore di "Madagascar" abbozzavano
la trama del nuovo soggetto, gli spettatori del primo film continuavano
a rispondere con entusiasmo alla visione del film. Il produttore
Mark Swift entrò a fare parte della squadra proprio quando
il progetto iniziava a prendere forma.
"Mireille era impegnata a portare a termine "Madagascar",
mentre io lavoravo a un corto sui pinguini di "Madagascar"
intitolato 'Missione Natale'. Quindi, ritengo che fu grazie ai
pinguini se fui chiamato a doppiare uno dei personaggi del film",
afferma Swift.
Per Darnell e McGrath, il film era l'occasione per rafforzare
una collaborazione professionale che aveva già dato ottimi
frutti. Per Darnell: "Il successo della nostra collaborazione
sta nella volontà di confrontarsi, di modificare le nostre
idee reciproche e di portarle a uno stadio superiore: le manipoliamo
nel tentativo di arrivare a qualcosa di molto potente, che vada
ben oltre la somma delle singole parti. Cerchiamo di vederci il
più spesso possibile in modo da confrontare le idee e lavorare
all'unisono. Talvolta, per esigenze di produzione, siamo costretti
a coprire aree di lavoro distinte-uno si dedica all'animazione,
l'altro alla registrazione-ma lo facciamo solo quando ci viene
espressamente richiesto di farlo. Ad essere sinceri, ci troviamo
molto meglio a lavorare insieme, nello stesso luogo, seguendo
gli stessi orari di lavoro".
TAPPA
CONCLUSA, I QUATTRO AMICI DECOLLANO
DI NUOVO
La decisione dei produttori di approfondire la personalità
dei personaggi di "Madagascar" con storie divertenti
ma tinte da una vena emotiva più sottile, sarebbe piaciuta
agli attori che avevano collaborato a creare la straordinaria
personalità di quei personaggi? Gli attori ascoltarono
la storia e ne rimasero entusiasti: la scintilla era scattata
e con essa l'intero cast di attori originali.
I produttori si resero anche conto che, per approfondire la personalità
dei personaggi rivelando le emozioni e i sentimenti che li rendevano
incisivi, avrebbero potuto sfruttare il prezioso strumento che
si trovavano di fronte (ovviamente solo in senso figurato, vale
a dire)
gli attori, che avendo dato voce ai personaggi originali,
avevano imparato a conoscerli tanto interiormente quanto esteriormente.
E i quattro attori che avevano dato voce ai personaggi originali
possedevano tutti gli strumenti necessari per approfondire la
conoscenza di Alex, Marty, Gloria e Melman, vale a dire, la capacità
di analizzare il personaggio e una grande inclinazione all'improvvisazione.
"Ciò che facciamo è dare agli attori hanno
la possibilità di dimostrare ciò che sanno fare
meglio: calarsi nel personaggio e lasciare che le cose vengano
fuori naturalmente", osserva Darnell. "Il risultato
è incredibile, divertente e talvolta commovente. Sai, è
la sede migliore di tutta la città. Non esiste un posto
migliore della stanza oltre il vetro della sala di registrazione.
Vale più di qualunque teatro di posa".
Storie a parte, era necessario aiutare gli attori a calarsi nei
loro personaggi: bisognava tracciare il perimetro delle loro interpretazioni.
Così, con la decisione di trasferire i personaggi sul continente
africano, la sceneggiatura subì una serie di modifiche
i personaggi del nuovo film avrebbero incontrato i loro simili
che li avrebbero aiutati a capire chi fossero, a risolvere l'enigma
nutrimento:natura e, soprattutto, ad esplorare i luoghi da cui
discendevano.
Per quanto riguardava Alex, i produttori volevano che il leone
si avvicinasse al luogo in cui vivevano i suoi genitori. Alex,
infatti, si ricongiunge al padre e alla madre, dai quali si era
allontanato quando era ancora un cucciolo per paura di essere
catturato dai bracconieri. Ora, il padre di Alex è il leone
alfa del gruppo e le aspettative di entrambi sono molto più
grandi: come farà un leone abituato a vivere come una star
ad adattarsi al duro e rocambolesco mondo africano?
"Iniziamo a dire che Alex non dà il meglio di sé
quando si sente costretto a fare qualcosa", spiega Ben Stiller.
"Vero è che, in Madagascar, era riuscito a superare
l'esperienza della 'Giungla 101'ma questa volta la posta in gioco
è molto più alta e il mondo che lo circonda molto
più esteso. Oltretutto, è lì che si trova
la sua famiglia naturale e suo padre è - guarda un po'!
- il leone alfa del gruppo, quindi le aspettative diventano davvero
enormi. In un primo momento, è convinto di avere la situazione
sotto controllo: dimostrerà quanto vale comportandosi esattamente
come si comportava a casa. Non è mica un caso se è
diventato il re di New York, la star più amata dello zoo?".
"ROYALTIES"
PORTATILI, PINGUINI VOLANTI E PRIMATI VIZIATI: GLI ALTRI PASSEGGERI DI AIR PENGUIN
Parlando di personaggi disinvolti che amano ridere-o anche personaggi egocentrici
che pretendono che tutti ridano alle loro battute-chi potrebbe dimenticare Julien,
il capo dei lemuri amante delle feste e del divertimento?
Pur seguire gli
amici dello zoo di N.Y. nella loro impresa, Julien dichiara di essere il proprietario
- guarda un po' che caso - dell'aereo sgangherato (gli animatori non si preoccupano
di dare tante spiegazioni, l'importante è trovare il modo di farlo salire
a bordo di quell'aereo!). Il vero motivo è che Juliene intende espandere
il suo regno: e dove se non a New York City? Ma appena mette piede in Africa ne
resta incantato, perché ora ha una terra sconfinata da conquistare
e una campagna militare è ciò che lo interessa di più in
quel momento. D'altronde, è una creatura talmente fantastica! La sua presenza
dovrebbe ispirare intere legioni ad adiutarlo-o no?
"Julien è
un gran personaggio, proprio per quel suo modo di fare un po' sgraziato. E chi
meglio di Sacha Baron Cohen poteva dare voce a questo personaggio? C'è
una sorta di follia controllata nel suo modo di fare, nel suo modo di leggere
le battute e di caratterizzare i suoi personaggi. Lo amano tutti perché
fa morire dal ridere, indipendentemente da quello che dice", afferma Eric
Darnell.
Ma nessun re può farcela senza l'aiuto del suo braccio destro:
e il braccio destro del re non può che essere suo cugino Maurice. Maurice,
doppiato dalla voce modulata del baritono Cedric The Entertainer fa da contrappunto
al frenetico Julien-insieme, ricordano il duo Laurel e Hardy. Non si sa bene perché
ma Maurice adora Julien a dispetto degli errori che commette e delle azioni bizzarre
a cui si lascia andare e dimentica ogni sua stravaganza pur di servirlo ogniqualvolta
che questi glielo chiede.
ALCUNE
FACCE NUOVE NEL BRANCO
E ALLO STAGNO D'ABBEVERAGGIO
Quando si arriva
in un nuovo paese è impossibile non fare conoscenze. Non sai mai chi potresti
incontrare o quali opportunità potrebbero presentarsi. Entri in contatto
con esemplari della tua stessa specie, amici che amano il tuo stesso stile di
vita, nuove vocazioni, un nuovo amore o, magari, l'incontro con i genitori che
non vedi da tempo.
"Il primo "Madagascar" parlava essenzialmente
dei personaggi e di quanto fossero importanti l'uno per l'altro", afferma
il produttore Swift. "Gran parte del secondo film si svolge nella savana
dove i quattro amici devono confrontarsi con esemplari della loro specie - leoni,
zebre, giraffe e ippopotami - e capire cosa li accomuna con gli altri animali,
sondando al contempo la solidità dei loro rapporti d'amicizia".
"Per creare il look dei personaggi di "Madagascar" mi sono ispirato
alle illustrazioni dei libri per bambini degli anni '50, il cui stile è
un contrasto di linee nette e linee curve che danno vita a una struttura grafica
molto interessante. Nel primo film, la cosa più difficile era rendere quel
contrasto sullo schermo mentre, nel secondo, si tratta di portare avanti quel
linguaggio e trasferirlo a tutti i personaggi preesistenti e a quelli inediti",
afferma il disegnatore di personaggi animati Andrew Bialk
Quindi, per quanto
riguarda i genitori di Alex
"Il papà di Alex doveva essere
un duro, un macho, il vero leone alfa del gruppo", afferma McGrath. "Allo
stesso tempo non volevamo che avesse l'aria del soldato intransigente. Per riuscire
in questo duplice obiettivo dovevamo trovare un interprete che oltre ad avere
una bella voce sapesse trasmettere il rigore ma anche l'amore paterno che si cela
dietro al personaggio del padre di Alex - anche se la sceneggiatura prevede che
Zuba sia un tipo duro e piuttosto intransigente".
Il timbro di voce di
Bernie Mac era perfetto per il ruolo di Zuba: riusciva a trasmettere il giusto
equilibrio tra calore paterno e risolutezza. Poi, per quanto riguardava la somiglianza
con il figlio
beh, quella c'era, anche se, dopo tanti anni passati alla
guida del branco, aveva la criniera più grigia e diradata e il volto segnato
dalle cicatrici.
"Mentre creavamo il personaggio di Zuba e scrivevamo
le sue battute, pensavamo che sarebbe stato difficile trovare il timbro di voce
giusto per rendere il rapporto padre-figlio che si sarebbe creato di lì
a poco", afferma Eric Darnell. "Bernie Mac aveva un tono di voce così
caldo, così paterno da farti dimenticare tutti gli errori che Zuba commette
nei confronti del figlio. Tutti noi, ovviamente, non volevamo altro che Alex e
Zuba appianassero le loro divergenze ".
GLI
AFRICANI SALDANO UN VECCHIO CONTO:
ALEX AFFRONTA UN VECCHIO RIVALE
E UNA VECCHIA SIGNORA
Diversi anni prima che i newyorchesi sbarcassero in
Africa, quando Alex era ancora un cucciolo, un leone di nome Makunga aveva avuto
un ruolo centrale nella scomparsa del giovane leoncino-Makunga aveva sfidato Zuba,
sviando le sue attenzioni e consentendo al figlio Alex di allontanarsi. Per Makunga,
quella vittoria rappresentava la fine di un incubo: finalmente aveva un avversario
in meno a concorrere al posto di leone alfa del gruppo. Ora Alex era tornato e
Makunga ne era tutt'altro che entusiasta. Era deciso a cacciare Alex e la sua
famiglia una volta per tutte lasciando al branco la scelta obbligata di riconoscerlo
come leone alfa. E chi poteva rendere giustizia a questo esemplare robusto e vanitoso,
superbo, viscido e incline al complotto. In pche parole un incapace?
"Qualche
produttore della DreamWorks lo chiama 'il delizioso Alec Baldwin' per via di quella
voce straordinaria, la migliore in circolazione, perfetta per un film d'animazione",
afferma McGrath. "Quando parla ti rendi conto che ha un timbro di voce intenso
e un'estensione molto ampia. Perciò, nel momento in cui stabilimmo di inserire
nel soggetto anche la nemesi del padre di Alex volevamo qualcuno che avesse un
tono autoritario e deciso. Allo stesso tempo, non volevamo renderlo esageratamente
serio e cercavamo qualcuno che sapesse trasmettere anche il lato comico del personaggio.
Il personaggio conserva un lato violento, di chi ha la mano pesante ma è
molto incisivo, ha una personalità particolare e divertente. Alec è
perfetto per trasmettere questa duplicità. C'è passione. C'è
meschinità ma soprattutto c'è molto divertimento".
"Il
primo film era stato molto divertente, con un cast straordinario. Così
mi dissi, 'Accidenti, deve essere un gran film se ci lavora tutta questa gente',
afferma Baldwin parlando del motivo che lo aveva spinto a partecipare al film.
"Oggi come oggi, i film d'animazione più creativi e raffinati sono
prodotti dalla DreamWorks e da Jeffrey. La DreamWorks è garanzia di qualità".
"Makunga è un tipo patetico, vanitoso, dalla mentalità
ristretta e terribilmente egoista. Ma è proprio quando esagera nei suoi
difetti che diventa più simpatico. In ogni modo, trattandosi di un film
per bambini, dubito che corra reali pericoli-non credo, infatti, che si possa
morire a colpi di tubi! Non siamo ne 'I Soprano'. Penso che Makunga cerchi solo
di rendere la vita difficile a certe persone, ma lo fa in modo simpatico, astuto
e anche divertente", afferma Baldwin parlando del suo personaggio.
E
a proposito di gente meschina, ricordate l'anziana signora che pesta a sangue
Alex nella Grand Central Station scagliandogli contro un'orribile borsetta? Bene,
indovinate chi si trova sul primo SUV in cui s'imbattono i nostri amici dello
zoo? Già, proprio Nana, anche questa volta doppiata da Elisa Gabrielli,
l'attrice in tutto e per tutto diversa dal nostro personaggio, che si ritrova
faccia a faccia con Alex.
"Elisa faceva già parte del gruppo di
doppiaggio ma aveva pochissime battute in "Madagascar", quelle in cui
la vecchia signora inizia a prendere Alex a calci nelle 'batterie', come diciamo
noi", afferma la produttrice Mireille Soria. "Quando iniziammo il secondo
film, fu proprio Tom a dire, 'Che ne pensate se, una volta in Africa, i nostri
amici ritrovano il SUV pieno di gente e lo inseguono fino alla scogliera dalla
quale intravedono per la prima volta le pianure africane? E se Nana fosse sul
quel SUV?' Pensammo che sarebbe stato divertente rivederla, anche se solo in un
paio di scene".
TUTT'ALTRO
CHE PIATTO:
CREANDO (E POPOLANDO) L'AFRICA
Quel che Alex, Marty, Melman
e Gloria intravedono in cima alle pianure africane è uno degli spettacoli
più meravigliosi del fantastico e sconfinato continente. I produttori rifletterono
sul fatto che il Madagascar - inteso come paese raffigurato nel primo film - rappresentava
solo un luogo di passaggio per i personaggi che arrivavano in quella terra fantastica.
E che per rendere sullo schermo uno dei posti più meravigliosi e fotografati
del mondo, fosse necessario introdurre delle immagini reali. Così, si misero
a cercare immagini del Paese nei film, nelle fotografie, nei libri e su Internet.
Ma uno di loro ebbe un'idea più geniale.
"Jeffrey [Katzenberg]
ci consigliò di andare a vederla con i nostri occhi. Voglio dire, molti
di noi si immaginavano un luogo pieno di prati e alberi, qualcosa simile alla
Simi Valley, giusto? Ma una volta arrivati, capimmo che le cose non stavano proprio
così. Non mi sarei mai immaginato di partecipare a un vero e proprio safari;
è stata un'esperienza straordinaria che ci ha uniti molto. Eravamo in molti,
c'erano tutti i responsabili del reparto creativo. Restammo lì per diversi
giorni, dormendo in tenda, nella savana. Per noi del reparto creativo è
stata un'esperienza d'inestimabile valore passare del tempo insieme in quei luoghi
meravigliosi. Una volta tornati, e per i successivi due o tre anni, ci ripetevamo,
'Ti ricordi quando eravamo sul Masai Mara, con il sole al tramonto e le zebre
che attraversavano la savana proprio davanti ai nostri occhi?' Tutti noi custodiamo
con gioia quei ricordi e ne restiamo affezionati. Inoltre, il film ne ha tratto
grande giovamento. E' stato un viaggio molto importante", afferma Eric Darnell.
"Ti rendi conto di quanto sia immensa solo quando ci arrivi. Voglio dire,
ci sono spazi verdi e alberi, piante che ti sembra di conoscere ma, quando sei
lì, tutto sembra diverso e ti sembra persino di vedere il profilo della
Terra. A quel punto pensi, 'Wow, dobbiamo riuscire a renderlo in tutta la sua
grandezza. Due terzi di ciò che vedi è cielo, un aspetto che bisognava
assolutamente ricreare nel film
si ma come?", si domanda Tom McGrath.
"I dirigenti della compagnia erano andati a vedere cinque location diverse.
Quando arrivi in Africa-lo so, lo hanno detto in molti-ti rendi conto di quanto
sia magica. Hai sensazioni che non avresti mai immaginato di provare attraverso
i film o la televisione. La sensazione che ricordiamo con maggiore intensità
è quella dell'enormità del cielo. La terra è estremamente
piatta e, in lontananza, vedi una serie di vulcani straordinari. Ma il cielo e
le nuvole
queste sì che sono state importanti per il film. Poi, osservando
quell'enorme quantità di animali, uno mischiato all'altro, capimmo che
avremmo dovuto inserire molte scene dove apparivano grandi gruppi di animali",
ci racconta il produttore Mark Swift,
COME
RENDERE IL FILM ANCORA PIU' EFFICACE
Per Philippe Gluckman, supervisore agli
effetti visivi di "Madagascar", era stato molto complicato realizzare
gli effetti visivi del primo film
finché non si rese conto che il
suo sequel sarebbe stato persino più impegnativo.
Come afferma Gluckman:
"E' stata un'impresa difficilissima creare la giungla del primo film, con
quell'enorme quantità di piante, quegli enormi branchi di animali e le
loro pellicce. Ma, in qualche modo, la giungla del primo film-anche se pure lì
c'erano un sacco di piante-nascondeva la visuale fino a un certo punto e non avevi
bisgono di ricreare tutta quell'enorme quantità di piante semplicemente
perché venivano oscurate. Nel secondo film, invece, ci sono paesaggi sconfinati
e molto aperti dai quali si intravede la linea dell'orizzonte; qui, ad esempio,
l'elemento pù difficile sono stati i prati. Ci sono prati che si estendono
fino alla linea dell'orizzonte ed enormi branchi che pascolano in lontananza.
La difficoltà di creare un prato attraverso gli effetti visivi è
data dal fatto che il computer deve generare ogni singolo filo d'erba
il
che significa che il numero di dati da gestire aumenta in modo esorbitante".
Alla fine del viaggio in Africa, Gluckman si rese conto che oltre ad avere difficoltà
a rendere la spaziosità del cielo avrebbe avuto problemi anche a creare
le nuvole, che a tratti punteggiano e a tratti sommergono il cielo. Soprattutto
aveva trovato il modo di illuminare le nuvole rendendole affascinati-"sebbene
vi sia un fattore di imprevedibilità che condiziona tutto il lavoro",
afferma Gluckman.
Per riprodurre gli imprevedibili effetti e il volubile gioco
di luci e nuvole voluto da Madre Natura, il team decise di usare un particolare
software capace di riprodurre le nuvole sotto forma di elementi tridimensionali
- che potevano essere illuminati attraverso speciali tecniche al computer: un
lavoro complicato che richiede molta memoria.
BEH,
ALMENO E' STATO UN VOLO DIRETTO
Sviluppare le sequenze di una grande
commedia d'azione non è un lavoro che si inventa in una notte: è
un processo di aggiunzione e di rimozione che può durare mesi
e che
condiziona il lavoro dei fotografi o dei dialoghisti, implicando altre variabili.
Non importa quante ore di lavoro ci vogliono per realizzare una grande sequenza:
per materializzare l'anelata "magia" è necessario concepire un'idea
vincente
come quella dell'aereo pilotato dai pinguini che resta in volo
per un tempo brevissimo ma sufficiente a farli precipitare sul continente africano.
"Una notte mi era venuta la febbre, sai quella tremenda che ti prende
alla testa, e decisi di buttare giù qualche idea per la scena dell'aereo
che precipita. Era solo uno schizzo, ma ogni volta che provavamo a sviluppare
quella scena ci rifacevamo a quello schizzo", afferma Tom McGrath.
Come
afferma Eric Darnell: "Il fatto che Tom abbia uno straordinario talento lo
dimostra il fatto che la scena è stata girata più o meno nel modo
in cui l'aveva concepita lui quella sera".
Mireille Soria definisce il
gruppo di lavoro impegnato a sviluppare le idee per il film come i "Cavalieri
della tavola rotonda. Ci riunivamo per darci consigli e confrontare idee
un metodo che abbiamo adottato sin dall'inizio per risolvere i problemi nel momento
stesso in cui si presentavano".
I produttori non adottavano con orgoglio
le tecniche e i suggerimenti esterni per creare o migliorare le sequenze del film-come
avviene nella scena dello schianto. Per quella scena, ad esempio, avevano usato
la tecnica Navarro che si basava sul concetto di tracciare la scena attraverso
la telecamera; in poche parole, gli animatori e gli esperti di layout vennero
legati a un divano capovolto e vennero ripresi da una telecamera traballante,
permettendo ai registi di visualizzare tutte le angolazioni e i movimenti possibili.
Gli effetti visivi servirono a rendere più realistici i dettagli della
scena, come il rigonfiamento delle tende, il vento che soffia attraverso i tubi
e le varie sezioni del velivolo, spazzando via le parti dell'aereo come fosse
una capsula spaziale in rientro sulla Terra.
L'obiettivo finale era ritoccare
il relitto del minuscolo aereo fino a raggiungere il livello 10: l'aereo aumenta
di velocità volteggiando fuori controllo e lasciandosi alle spalle una
scia di fumo che si diperde nell'atmosfera formando una spirale perfetta; la telecamera
traballa catturando le reazioni dei passeggeri; dai finestrini si vedono le fiamme
dell'aereo che precipita a rotta di collo; e mentre la fusoliera si schianta volteggiando
verso la Terra, la luce all'interno del velivolo volteggia da tutte le parti.
"La sensazione è quella di schiantarsi a terra con tutto l'aereo",
afferma Darnell. "Ma sempre in modo divertente, grazie alla comicità
dei personaggi e alle brillanti idee racchiuse nella bozza che Tom sviluppò
quella notte".
"Pertanto, per realizzare la scena dello schianto,
ci sono voluti dai 15 ai 30 effetti diversi e sei settimane di lavorazione: il
tutto per ottenere una scena che dura una manciata di secondi. Col rischio di
dire una cosa scontata, vi assicuro che le scene in cui appare lo schianto di
un aereo sono davvero molto complicate", conclude Scott Peterson.
QUANDO CALA IL SOLE SULLE PIANURE AFRICANE
I produttori avevano dedicato
anni di lavoro alla realizzazione di "Madagascar: via dall'isola" e,
malgrado ognuno di loro fosse deciso a raggiungere un obiettivo specifico, tutti
miravano sostanzialmente a raccontare la storia dei personaggi e dei loro incessanti
tentativi per tornare a Central Park nel modo più divertente possibile.
"Ogni personaggio del film fa una sua crescita. Per Alex, si tratta
di capire come diventare un vero leone della savana africana. Per gli altri personaggi,
è l'incontro con altri esemplari delle loro specie. Per la prima volta
in vita sua, Marty corre al fianco del branco, il sogno di sempre
ma come
si sentirà nel momento in cui si troverà faccia a faccia con le
altre zebre? Per Gloria, è arrivato il momento di farsi nuovi amici, magari
un amore, ed è la prima volta che incontra dei maschi di ippopotamo. Mentre
per Melman, il film è tutta una scoperta-come quella di essere innamorato
di Gloria e di esserlo stato da sempre", ci spiega Mark Swift.
Parla
Mireille Soria su un piano più personale: "Saranno sempre dei newyorchesi.
Lo sono nell'animo. E' da lì che provengono, ed è lì che
alla fine torneranno. Ne abbiamo parlato a lungo: resteranno in Africa? O torneranno?
Alex ha una famiglia, adesso e anche se i miei figli sono più grandi, non
vorrei mai che andassero via di casa. Eppure, l'obiettivo è quello: allevare
dei figli indipendenti. Quindi ci domandiamo se i genitori di Alex siano in grado
di prendere atto che la strada scelta dal figlio potrebbe portarli a una separazione;
ciò non significa che siano ipso facto una famiglia divisa. Né che
non si amino. E' una sfida ma, ad essere sinceri, non se il nostro pubblico è
in grado di afferrare il concetto, intendo dire i bambini. I genitori
beh,
loro sì che lo afferrano".
"Il film è più potente
e divertente del primo e la storia può essere facilmente condivisa da gran
parte del pubblico. Gli spettatori si trovano spesso in situazioni simili a quelle
dei nostri personaggi: ad eccezion dell'aereo che precipita sulla Terra, il film
affronta tematiche genitoriali, problemi di identità e temi sentimentali.
Voglio dire, non vogliamo che la gente smetta di ridere-il nostro obiettivo è
proprio far ridere il pubblico-ma vogliamo anche stimolarla. Questo film ci ha
dato la possibilità di raccontare una storia importante e, allo stesso
tempo, di scuotere l'animo dello spettatore", afferma Tom McGrath.
|
Titolo
originale: | Madagascar:
Escape 2 Africa |
Nazione: |
U.S.A. |
Anno: |
2008 |
Genere: |
Animazione
3d |
Durata: |
89' |
Regia: |
Eric
Darnell, Tom McGrath |
Sito
ufficiale: | www.madagascar-themovie.com |
Produzione: |
DreamWorks
Animation |
Distribuzione: |
UIP
|
Uscita
: | 19
Dicembre 2008 |
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